Una delle questioni più delicate (anche dal punto di vista sindacale) è il metodo di calcolo delle ore di lavoro fra Entrate ed Uscite.
Non è affatto sufficiente calcolare la semplice differenza algebrica fra i due valori.
Tale differenza si presta invece ad essere calcolata in modi molto più complessi, dando origine a sistemi di valutazione della prestazione di lavoro che possono generare risultati diversi.
Prendiamo come esempio una Entrata alle 7.52 ed una Uscita alle 12.05.
Apparentemente potremmo dedurre in prima approssimazione che le ore di lavoro siano 4.00, se considerassimo valido l’intervallo orario compreso tra le 8.00 e le 12.00, ma non sempre è così. Dovremo infatti confrontare queste timbrature con l’orario standard lavorativo cui fare riferimento, che in questo caso si potrebbe supporre dalle 8.00 alle 12.00.
Ma in ogni caso le modalità di calcolo necessarie potrebbero essere diverse.
Le ore risultanti saranno effettivamente 4.00 solo se si “arrotonda” la marcatura di Entrata dalle 07.52 alle ore 8.00 (in avanti) e quella di uscita dalle 12.05 alle 12.00 (all’indietro).
E questo è un sistema spesso usato. Ma non finisce qui.
Nella Pubblica Amministrazione invece, viene spesso usato il sistema algebrico puro.
Le ore lavorate nell’esempio risulterebbero 04.13.
Oppure si richiede che i minuti sottratti dagli arrotondamenti vengano accantonati in un contatore, che oltre certi limiti potranno dare luogo a possibili parziali recuperi o compensazioni.
E’ evidente che il sistema algebrico puro, o qualche sua variante, privilegia in maniera eccessiva il lavoratore, il quale sommando tutti i giorni svariati minuti si ritrova a fine mese con un monte ore apparentemente lavorato di gran lunga superiore a quello effettivo utilizzabile dal datore di lavoro.
Risulta evidente nel caso in esame che i 13 minuti non sono lavoro effettivo ma la logica e normale conseguenza di una Entrata di poco precedente a quella prevista dal profilo orario standard, e di una uscita anche questa lievemente successiva a quanto stabilito dal contratto di lavoro.
Sembrerebbe ovvio “arrotondare” le marcature come sopra esposto ma le possibili combinazioni di calcolo che ne scaturiscono, tenendo anche conto dei possibili ritardi (anche in giorni diversi), delle pause “non marcate” (oggi sempre più comuni), originano un elevato numero di problemi, con riflessi sindacali talmente rilevanti da richiedere per una corretta gestione un software applicativo molto sofisticato e specializzato, in grado di prevedere ogni possibile caso, e combinazione di casi, gestibili in maniera parametrica e configurabile dall’utente.